Nuovi fattori di rischio per le malattie cardiovascolari

Dalla depressione all’inquinamento. Una ricerca scientifica pubblicata di recente ha evidenziato l’incidenza di cause che non rientrano nella casistica tradizionale

di Agnese Cremaschi

«Gli appartenenti alle fasce di reddito superiori possono anche iniziare la giornata facendo ginnastica e bevendo una spremuta d’arancia, mangiare carne magra e fare tutto ciò che è consigliato per prevenire le cardiopatie, ma restano maggiormente esposti all’infarto miocardico rispetto ai poveri. La spiegazione risiede nello stress, soprattutto quello indotto dall’ambizione e dall’egoismo».

Questa considerazione, riportata da un noto medico tedesco, il dottor Hannes Lindemann (1922-2015), in una sua pubblicazione risalente al 2003, contiene alcune verità sacrosante sul piano della salute umana, al di là delle distinzioni di ceto esposte, che hanno ritrovato conferme scientifiche in una recente indagine medica, svolta presso l’Ospedale Gemelli e dall’Università Cattolica di Roma. In base a questa ricerca, cui hanno partecipato anche importanti studiosi americani, tra cui Deepak Bhatt del Mount Sinai di New York e Sanjay Rajagopalan della Case Western Reserve University di Cleveland, le cause delle patologie cardiocircolatorie, nel 15% dei pazienti esaminati, oggi come oggi, in questo nostro Terzo Millennio, risultano del tutto nuove agli occhi degli specialisti: un infarto può insorgere per ragioni che prima non venivano contemplate. In termini clinici, i fattori di rischio che sono emersi non rientrano nella consueta casistica medica, riferentesi, per esempio, al colesterolo, al diabete, all’ipertensione, al fumo.

Da quanto è stato pubblicato sulla rivista medica “European Heart Journal”, infatti, sono stati evidenziati altri pericoli per la salute del cuore e della circolazione arteriosa: in particolare, infarti e malattie cardiache sono provocate da cause derivanti dall’inquinamento (atmosferico, dell’acqua, per sostanze chimiche, e del terreno), e si è rilevato che anche ragioni socio-economiche si collocano alla base di problemi del cuore: depressione, isolamento, eccessivo carico di tensione o stress. Inoltre, anche infezioni endemiche, come il Covid 19 o l’influenza, rientrano, secondo questi ultimi studi, in questa nuova casistica. È assodato che l’infarto resta una delle patologie mortali più frequenti, ma i fattori di rischio che lo determinano, non sempre tornano a ricadere sulle cause tradizionalmente conosciute, piuttosto si sta diffondendo un’altra gamma di motivi, che comportano come esito, anche esiziale, patologie ischemiche, cardiologiche e circolatorie: sintomi che hanno a che fare con la psiche, ossia con situazioni di vita fonte di stress sul piano economico e sociale, e con l’aria che respiriamo (inquinamento ambientale).

Arresto cardiaco, scompenso, aritmie, ictus ischemico e soprattutto infarti sono, dunque, causati da un’esposizione all’aria inquinata, che ossida il colesterolo cattivo (Ldl), rendendolo più pericoloso, e altera la funzionalità del colesterolo ‘buono’ (Hdl), rendendo così meno efficaci anche le statine. Anche l’esposizione al fumo degli scappamenti dei veicoli diesel può causare un aumento improvviso della pressione. Per non parlare del fatto che gli agenti inquinanti atmosferici condizionano la sensibilità all’insulina e portano al diabete, attraverso stress ossidativo e infiammazione cronica.

La ricerca scientifica portata avanti dal Gemelli di Roma ha contribuito pure a definire strategie terapeutiche che limitino l’insorgenza dei nuovi rischi, ricorrendo a diete specifiche o all’uso della mascherina, per esempio, e che coinvolgono anche le strutture pubbliche a tutela dei cittadini (aree verdi, meno rumore, minore esposizione ai gas, ecc.). Tra questi nuovi rischi si annoverano pure l’inquinamento acustico e l’esposizione eccessiva alla luce artificiale. Tutti fattori, nuovi, che provocano ischemia e alterazioni cardiache gravi.

Tra i quali ripercussioni sulla salute del cuore hanno, tra l’altro, il cadmio, il piombo, l’arsenico, la plastica, i pesticidi (inquinamento del suolo e di cibi e bevande), come anche i cambiamenti climatici determinanti il persistere del caldo eccessivo, che può comportare un marcato rischio di morte, alterando l’apparato cardio-circolatorio. Si è accennato alla psiche, perciò anche i neuroni e il sistema nervoso simpatico sono coinvolti: lo stress, l’isolamento, l’umore alterato portano all’ipertensione, all’infarto e al diabete. Ecco che la vita sedentaria, un’alimentazione sbagliata, la dipendenza dal fumo sono da collegarsi a forti fonti di stress che possono concludersi in patologie ischemiche vascolari serie.

Questa ricerca scientifica, evidenziando altre nuove cause concomitanti nell’insorgenza di patologie cardiache, infine, invita studiosi, scienziati, ricercatori e specialisti ad approfondire ancora di più tale argomento, perché tra i medici è diffusa, comunque, la consapevolezza che le cause delle malattie cardiache sono ancora solo in parte conosciute.