I problemi della memoria nella terza età

di Agnese Cremaschi

«Sapere come invecchiare è il capolavoro della saggezza e uno dei capitoli più difficili della grande arte di vivere», prendendo spunto da questa frase del filosofo e poeta svizzero Henri-Frédéric Amiel vissuto nel XIX secolo, si potrebbe considerare che benessere e qualità della vita nella terza età dipendono anche dall’affrontare i problemi della perdita della memoria.

Quando la memoria inizia a perdere colpi, ciò è dovuto a causa naturali come l’invecchiamento e a patologie quali l’Alzheimer, l’insorgenza di un ictus o altri fattori condizionanti. La funzionalità del cervello, quando si è anziani, può subire una regressione, che si individua nel non intercettare più alcuni ricordi e nel fare confusione, essere soggetti a sbalzi d’umore, non riconoscere persone e luoghi e in altre conseguenze implicanti un disagio non trascurabile. Oltre al processo d’invecchiamento, contribuiscono all’incipiente deficienza neuronale la demenza senile nelle sue varie manifestazioni relative a evidenti disturbi cognitivi, compromissioni cerebrovascolari tra cui l’aterosclerosi, una alimentazione non corretta e uno stile di vita non salutare, caratterizzato, per esempio, dalla mancanza di attività fisica e movimento, e di relazioni sociali e affettive (isolamento, solitudine, mancanza di interessi), lo stress e l’ansia, un non consono ritmo sonno-veglia, il sopravvenire di incidenti, traumi e intossicazioni, la presenza di tumori, il sopravvenire di problemi cardiaci, la depressione (definita anche pesudo-demenza).

Per venire incontro alla perdita di memoria, prevenirla, recuperarla o curarla, occorrerebbe, dunque, mantenere in esercizio la mente in modo da stimolare di continuo l’attività neuronale. Esistono strategie e terapie, esercizi e attività in grado di fornire all’anziano un aiuto importante, e il ricorso a uno specialista diventa, pertanto, assolutamente tassativo e necessario. Efficace poi sono sempre la ginnastica, o altre analoghe attività motorie o fisiche, e abitudini ed esercizi che mantengono in allenamento l’attività cerebrale. Naturalmente anche una dieta equilibrata, con verdura e frutta, cereali e proteine magre, acidi grassi e omega 3, recheranno un giovamento sicuro alla salute del cervello. Nonché un buon andamento del sonno e del giusto riposo aiuta certo i neuroni a restare sani e attivi, nonostante il decadimento degenerativo in atto. La gestione dello stress, la cura della depressione e la prevenzione dell’ansia, infine, aiutano l’anziano a impedire o limitare la perdita della memoria.

Sul piano medico, il consulto di geriatri, gerontologi, neurologi, psicologi, specialisti e professionisti medici e sanitari che si occupano dei problemi della terza età non deve essere mai trascurato. Anche il ricorso a care-giver preparati è talvolta necessario nel fornire assistenza specifica frequente o continua.

Le dimenticanze nel corso della vita quotidiana non dovrebbero destare preoccupazione, ma la loro frequenza e ricorrenza, persistenza e durata potrebbe indurre a sospettare qualche inconveniente nell’ambito dell’attività neuronale, di qui subito un controllo medico per l’individuazione esatta e tempestiva di eventuali deficit o problemi, che si potranno così curare in modo da impedire o rallentare al massimo l’involuzione cerebrale in atto, in termini di demenza senile o disturbi cognitivi lievi o gravi, come altresì mitigarne gli effetti in presenza di patologie invalidanti come l’Alzheimer (secondo recenti stime dell’ISS, essa tocca irreversibilmente il 5% degli over 60, ovvero circa 500.000 persone). La patologia provoca una grave alterazione delle capacità cognitive, avviando un processo degenerativo inarrestabile, ma rallentabile (fino a un certo punto), che porta il paziente ad avere bisogno di cure e assistenza 24 ore su 24.

Spesso nella terza età, segnali di memoria compromessa provengono da disturbi comportamentali ed emotivi: il non riconoscere persone o luoghi famigliari, le difficoltà riscontrabili nel normale svolgimento della vita quotidiana, l’incapacità di concentrarsi e formulare pensieri in modo spontaneo, non ricorrendo più a espressioni e parole adatte, gli sbalzi d’umore rientrano nell’ambito di questi fattori che potrebbero far accertare seri problemi neuronali, transitori o progressivi, con l’invecchiamento. Solo l’intervento di un medico professionista può, in questi casi, con terapie opportune e specifiche, riportare l’anziano al recupero parziale o totale della memoria e ripristinare una condizione di benessere in termini di qualità di vita, deteriorata dall’insorgere di deficit cognitivi, coinvolgenti le seguenti aree del cervello: l’ippocampo, l’amigdala, i lobi frontali e la corteccia cerebrale.

Nel classificare gli stadi della memoria ecco di seguito una sorta di elenco: memoria sensoriale, legata ai sensi di udito, olfatto, tatto e vista: in questo primo stadio le informazioni sono memorizzate per brevissimo tempo (1-4 secondi). La memoria a breve termine (codificata come MBT), che trattiene per pochi secondi (20-30) un numero limitato di informazioni (dette span), di cui la persona ha bisogno subito. La memoria a lungo termine (MLT), ovvero l’archivio che conserva ricordi e informazioni del passato, superando il momento contingente. Questa, a sua volta, può essere distinta in dichiarativa, se riguarda le conoscenze esprimibili verbalmente, e procedurale, quando ha a che fare con un’azione.