«Ha avuto un tumore?» Questa è la domanda che i malati di cancro – spesso considerati guariti e che vogliono gli stessi diritti di salute di tutti gli altri – si sentono fare nel compilare moduli per richiedere mutui, prestiti, assicurazioni, ma anche per partecipare a concorsi e accedere all’iter per un’adozione.
Di fronte ad una risposta positiva spesso le porte si chiudono e quelle assicurative se rimangono aperte lo fanno a prezzi impossibili. Per almeno 900 mila italiani è molto più difficile, se non impossibile, una vita normale.
Per questo è fondamentale una legge che garantisca il diritto “all’oblio oncologico”, che liberi ex malati da quello che ancora per loro è uno stigma.
Cosa è una legge sull’oblio oncologico? E perché può cambiare la vita di milioni di persone in Italia?
È una norma chiesta a gran voce da anni da associazioni di pazienti ex malati di tumore e che, mai come in questi giorni, si avvicina a diventare realtà.
La legge prevederà due scaglioni temporali, entro i quali si avrà il diritto all’oblio oncologico:
- 10 anni dopo il termine delle cure per chi ha avuto il cancro dopo 21 anni
- 5 anni per chi lo ha avuto da più giovane.
Nessuno potrà più chiedere loro di scrivere su un modulo che hanno avuto la malattia e ciò varrà anche per le assicurazioni sulla vita (spesso collegate ai mutui) frequentemente non erogate o con il premio incrementato, per le selezioni concorsuali e per la richiesta di adozione per aspiranti genitori.
Un successivo decreto ministeriale fisserà le tempistiche più precise oltre ai due scaglioni: è assurdo che chi è guarito da un tumore alla tiroide, al seno o al testicolo debba aspettare 10 anni prima di ottenere l’oblio.
Per molti paesi europei – Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Portogallo, Romania – la legge sull’oblio oncologico è già in vigore. Una svolta culturale anche per l’Italia. Una battaglia di civiltà che comprende ex pazienti, familiari, care-giver ed oncologi; infatti la fondazione AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica) è in prima linea con la campagna pubblicitaria “Io non sono il mio tumore”, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica e le Istituzioni in merito.
Nel nostro paese sono 3,6 milioni le persone che hanno avuto una diagnosi di cancro, di questi il 27% può essere considerato guarito, eppure molti di loro subiscono, hanno subito o subiranno ingiustamente discriminazioni legate alla malattia.
Ma nelle prossime settimane questo appello potrebbe trovare risposta.