di Agnese Cremaschi
«L’ipnosi è uno stato di estrema concentrazione che molti sperimentano normalmente ogni giorno. Essere rilassati, tanto concentrati da non essere distratti neppure da rumori esterni o da altri stimoli, significa essere in uno stato di leggera ipnosi: è il paziente a controllare l’intero processo, il terapeuta è solo una guida». Così si è espresso lo psicoterapeuta statunitense Brian Weiss in relazione della terapia attraverso l’ipnosi. Scrive ancora in proposito lo specialista: «Parecchie persone cadono in uno stato di ipnosi tutti i giorni: quando sono prese dalla lettura di un libro, dalla visione di un film o quando, in macchina, guidano in modo automatico come se l’automobile conoscesse la strada di casa».
Nello stesso modo, un suo collega americano, il dottor Richard Bandler, sottolinea come «Tutto nella vita è ipnosi. Le persone non sono semplicemente in trance o coscienti, ma si muovono costantemente da uno stato di trance all’altro. Abbiamo trance per lavorare, per relazionarci, per guidare, per comportarci da genitori e persino trance che sembrano fatte per crearci una serie di problemi». Tali asserzioni fanno emergere come questo specifico metodo, o questa tecnica terapeutica, abbiano in psicologia, a livello di seduta o di un ciclo di sedute, una certa importanza.
Non si tratta di una cura medica atta a manipolare la mente del paziente, ma persegue il fine di accompagnarlo a entrare in se stesso, nel suo subcosciente, e fargli rivivere sensazioni e momenti che lo aiuteranno, per esempio, a sciogliere tensioni e nodi esistenziali. Dal punto di vista etimologico il termine deriva dal greco “hypnos” (sonno), e dunque si richiama a uno stato di assopimento fisiologico o concentrazione, che il paziente s’induce a raggiungere, non solo perché uno specialista lo sta portando a uno stato di trance, ma che lo stesso soggetto è in grado di autodeterminare, essendo la condizione ipnotica proiettata in una dimensione fisiologica e psicologica naturale.
E il controllo del battito cardiaco, il ricorso alla suggestione, la sensazione di calore, la percezione di alcune fenomenologie sul piano sensoriale o immaginativo, lo stato di rilassamento e concentrazione fanno parte della gestione della tecnica ipnotica, di cui ci si avvale esclusivamente con la presenza o il supporto dello specialista (esistono, pertanto, anche tecniche ipnotiche a distanza od on line). Tutto avviene nel contesto di una dimensione psicologica, in cui è il proprio subconscio a essere interpellato. La pratica dell’ipnosi risale a tempi remoti: se ne documenta, sul piano delle ricerche, qualcosa già nel XVIII secolo, anche se in età contemporanea se ne è riconosciuta, ancora di più, a livello scientifico e terapeutico, la massima efficacia curativa. L’obiettivo che si prospetta, sul piano medico, è quello di ritrovarsi (il paziente) in uno stato di trance, in cui la relazione con il proprio mondo interiore si fa più diretta, percepibile a livelli molto prossimi e intensi.
Attraverso l’ipnosi, ecco che il paziente può recuperare il proprio equilibrio e benessere, andando a esplorare e rivivere “cose” che si erano insediate e sedimentate, conservate e secretate nel subconscio. Con tale pratica esse riaffiorano e vengono sviscerate problematiche psicologiche più vicine finalmente alla loro soluzione o comprensione, o consapevolezza. Quando la realtà o la dimensione coscienti si rivelano disturbate o irrigidite, allora l’impiego dell’ipnosi o autoipnosi può intervenire a operare clinicamente un percorso di guarigione psicologica. Sempre con l’accompagnamento di un professionista terapeuta specializzato, psicologo, medico, od odontoiatra. In ambito medico, anche sul piano della sedazione clinica o anestesia, l’ipnosi è adottata come metodo clinico efficace.
Occorre comunque fare attenzione a determinati limiti fisici del soggetto su cui si pratica l’ipnosi: problemi cardiaci, tiroidei, psichiatrici gravi, di stati depressivi severi e di disabilità intellettiva o cognitiva. Esistono vari tipi di tecniche ipnotiche, per esempio, si fa riferimento in ambito medico alla ipnosi regressiva, con cui, da un precedente stato di rilassamento raggiunto con metodi adeguati, il paziente viene ricondotto a rivivere situazioni del suo passato; e c’è anche l’autoipnosi, autoindotta, con la quale il paziente può, da solo, concentrandosi su qualcosa che faccia da perno motore, ritrovare nel suo subconscio l’energia psichica necessaria alla riabilitazione psicologica o psicofisica personale, in modo che il proprio comportamento si migliori o si adatti meglio di fronte a certi contesti esistenziali.
Altre tecniche sono definite come ipnosi a distanza e ipnosi con l’uso del pendolo. Ma diversi sono i modi in cui lo specialista riesce a far sì che il paziente entri in contatto diretto con il suo subconscio. Di qui il ruolo da protagonista assunto da quest’ultimo, rispetto a quello affiancante di guida e accompagnamento proprio del professionista. Freud usò l’ipnosi come terapia iniziale, agendo direttamente sull’inconscio del paziente e rimuovendo cause psicologiche impeditive o turbative. In seguito, egli si ripropose, però, di non ricorrere più a tale metodo, in quanto lo considerò anche controproducente, avendo constatato come a questa pratica non tutti i pazienti rispondessero adeguatamente, od opponevano resistenze importanti.
Lo psichiatra Milton Erickson, invece, documentò la validità scientifica della terapia ipnotica, dal momento che lo stato di trance indotto nel paziente risultava, a suo parere, un fenomeno del tutto naturale, fisiologico e spontaneo. Infine, la pratica medica e clinica si è rivelata ben disposta e favorevole all’impiego dell’ipnosi in psicologia e anche in altri ambiti di natura terapeutica, in quanto lo stato di benessere raggiunto dai pazienti è risultato molto incoraggiante.
Con l’ipnosi possono essere curate queste patologie: stati di depressione e ansiogeni, fobie, attacchi di panico, conseguenze da traumi, insonnia, problemi relazionali o comportamentali derivanti da bassa autostima, problemi di natura sessuale (disfunzione erettile e vulvodinia), persistenza di dolori fisici (nell’esperienza del parto, per esempio, l’ipnosi è un fattore di lenimento e gestione assai efficace), disordini alimentari e dipendenze quali, per esempio, ludopatie, alcolismo e fumo.



