La capacità di gestire emozioni e relazioni per vivere meglio
di Agnese Cremaschi
“Abbiamo due menti, una che pensa, l’altra che sente. Queste due modalità della conoscenza, così fondamentalmente diverse, interagiscono per costruire la nostra vita mentale.”. Si è espresso così Daniel Goleman, uno dei più grandi esperti di psicologia per spiegare che cos’è l’intelligenza emotiva, in un suo saggio dal titolo omonimo. Si tratta di un aspetto costitutivo della nostra intelligenza, volto non al ragionamento, ma alla percezione, al controllo e alla gestione dei propri sentimenti, delle emozioni e degli impulsi emotivi, al fine di pervenire a un equilibrio interiore personale, che coincida con il nostro benessere e consenta di pensare, parlare e agire in modo empatico, positivo, costruttivo e armonizzante con gli altri, le circostanze e l’ambiente.
In Psicologia l’argomento fu trattato per la prima volta da Peter Salovey e John D. Mayer in un articolo: “Emotional Intelligence” pubblicato nel 1990. Da questa iniziale interpretazione si svilupparono in seguito sino a oggi varie altre definizioni di natura scientifica, che ampliano e rifiniscono l’intelligenza emotiva, illustrandone a meglio le potenzialità, insite nella persona, che possono essere conosciute, recepite, costruite, controllate e fruite, a livello emozionale, per raggiungere un benessere psico-fisico interiore e renda le relazioni con gli altri e con il mondo circostante sempre positive, socializzanti, armoniche.
Nell’intelligenza emotiva ciò che emerge è la capacità di vivere in empatia, così da ottimizzare ogni realtà in cui s’interagisce con gli altri in ambito privato e nel lavoro. Inoltre, con questo tipo di intelligenza si può anche gestire le emozioni in termini di controllo, per non lasciarsi sopraffare da esse quando determinano stress ed eccessi. Questo obiettivo si raggiunge tramite tecniche ed esercizi che richiedono la respirazione, il rilassamento, la meditazione, l’interiorizzazione e l’abitudine all’ascolto.
Tutte componenti di una disciplina basata sul controllo delle emozioni, che si può imparare e praticare con la presenza assolutamente necessaria di uno specialista. Sarà quest’ultimo a creare i presupposti perché il paziente sappia vivere empaticamente e dare alle emozioni il giusto risalto per un benessere psico-fisico personale e in grado di adeguarsi all’ambiente e alle persone, con cui si riuscirà a prevenire tensioni e conflitti, determinando una consonanza e contemperanza di sinergie, sempre volta a favorire i migliori rapporti sul piano affettivo, socializzante e lavorativo.
Per vivere in empatia occorre prima di tutto avere consapevolezza del proprio mondo interiore fatto di emozioni e sentimenti e poi occorre abilitarsi all’ascolto, intuendo le emozioni altrui o cercando di essere cooperativi nel dare anche a esse una relativa e più consona dimensione. In questo modo le esperienze emotive potranno essere gestite con successo, in maniera che relazioni e obiettivi siano coltivati e raggiunti in maniera appagante. Empatia, dunque, interscambio, controllo, ascolto sono elementi-chiave con cui l’intelligenza emotiva può essere agita, gestita, posta in essere. In questo nostro mondo contemporaneo, dove la tecnologia e il sapere scientifico hanno il sopravvento e prevalgono in maniera preponderante, e dove le emozioni rischiano di diventare ingestibili, perché ignorate o rese incontrollabili, occorre che si dia spazio anche all’intelligenza emotiva.
Con cui l’intelligenza razionale deve interagire. A vantaggio del benessere della persona, e anche delle altre persone, che, insieme, attraverso l’empatia, l’ascolto e il controllo delle emozioni, intendono condividere sentimenti e obiettivi sociali e professionali in modo appagante e ottimale. Oltre alla capacità di ragionamento, alle capacità cognitive, dobbiamo, dunque, saper sviluppare una capacità emotiva, che intuisca e comprenda le emozioni personali e altrui. In questo ambito la Psicologia sta facendo passi importanti, articolando e approfondendo quegli aspetti non trascurabili, che sono legati appunto all’intelligenza emotiva.
La capacità di conoscere e gestire le emozioni consente all’individuo di vivere con maggiore consapevolezza il proprio mondo interiore ed essere in grado di attuare comportamenti volti al benessere, grazie all’abilità, acquisita accanto a uno specialista tramite suggerimenti, tecniche ed esercizi specifici, di diventare empatici, improntando le relazioni all’ascolto, nonché predisposti a intuire e incanalare situazioni emotive esterne.
Studi, ricerche e indagini anche recenti hanno dimostrato come sul piano neuro-fisiologico l’impatto delle emozioni positive e negative generi e condizioni risultanze comportamentali e cognitive di rilievo, pertinenti nel recare o far venire meno il benessere della persona. Imparare a padroneggiare le emozioni è quanto mai fondamentale sul piano relazionale e personale. Di qui si rende più che mai utile e necessario l’intervento dello specialista nel far sì che il paziente impari a conoscere, gestire e controllare le proprie emozioni e anche a interagire in modo appropriato con le emozioni altrui.
L’intelligenza emotiva ha quindi una sua funzione indispensabile, e la psicologia è molto attenta in questo, al fine del benessere psico-fisico e di una migliore interazione sociale e relazionale.