L’Intelligenza Artificiale nel comparto assicurativo

«L’intelligenza artificiale (IA) sta rivoluzionando anche il comparto assicurativo, un ambito particolarmente congeniale per le sue potenzialità. Le applicazioni di IA promettono infatti di migliorare l’efficienza operativa, ottenere una personalizzazione sempre più mirata dei servizi, creare nuove opportunità di business. Tuttavia, come concordano tutti, l’adozione dell’IA solleva anche punti critici legati all’etica, alla regolamentazione e alla protezione dei consumatori, accrescendo i rischi di discriminazione, eccessiva personalizzazione e minore mutualizzazione delle coperture, ridotta accountability e violazioni della privacy».

Sono parole di Stefano De Polis, Segretario Generale IVASS, che in alcuni convegni e incontri pubblici ha espresso il suo parere a proposito dell’impiego dell’IA nel settore assicurativo. Come ha anche fatto in occasione di un recente Seminario, dal titolo: “Le principali novità in campo assicurativo”, tenutosi a Roma i 16 Dicembre scorso, presso la sede centrale ubicata in Via del Quirinale 21, che ha visto assistere come pubblico giornalisti e operatori del settore.

Nel suo intervento ha inteso esprimere il compiacimento per tale evoluzione tecnologica, pur contemplandone alcune criticità. Egli ha interpretato queste gap nei termini di una necessità etica da tenere presente a riguardo della tutela e della fiducia dei clienti, per i quali le compagnie assicurative e gli intermediari spendono le loro energie, pur se supportate da queste innovazioni tecniche assai importanti e utili per un sempre migliore funzionamento del mercato assicurativo. La sua attenzione si è rivolta in particolare anche sulle procedure implementate e in atto di condivisione dei dati, verso le quali è necessario operare con la massima attenzione, onde prevenire rischi e danni, sia per gli operatori, sia soprattutto per i clienti.

Non è solo una questione di algoritmi da rimodulare, ma soprattutto di organizzazione normativa uniformata ed efficace e di controllo e protezione dati. Sono sempre prioritarie le esigenze di privacy, che devono essere rispettate ogni volta. E la normativa europea (l’AI Act, di cui il 12 luglio scorso è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea il Regolamento UE 2024/1689, e al quale è previsto che le imprese e gli intermediari assicurativi dovranno attenersi entro il 2 agosto 2026) non transige su questo punto, dando rilievo in modo marcato alla vigilanza, alla trasparenza e alla maggiore consapevolezza, con cui gli operatori devono interagire insieme ai loro clienti, i cui dati personalizzati, attraverso l’IA, pur facilitandone ed efficientandone l’impiego in maniera interconnessa ad altissimi livelli di qualità performativa, possono correre il rischio di subire danni in virtù di pregiudizi, parzialità e discriminazioni.

A livello nazionale il lavoro in tal senso sta procedendo, se pur non ancora a ritmi ottimali, per garantire sempre la privacy e l’anonimato dei dati dei clienti. Ma le autorità competenti e gli organi di vigilanza preposti si stanno attivando con successo, in conformità con le direttive comunitarie. A tal fine diventa anche importante che «per costruire un clima di fiducia e trasparenza nel settore andrebbero favorite strategie di comunicazione volte a chiarire ai clienti le possibili modalità di utilizzo dei sistemi di IA nel settore assicurativo, creando materiali educativi accessibili, evidenziando i vantaggi delle nuove tecnologie». Ovviamente pure gli agenti e operatori del settore assicurativo, a questo riguardo, devono tenersi informati e aggiornati, in modo da corrispondere alle esigenze e domande dei loro clienti nel modo più esaustivo possibile.

Rispetto ai metodi tradizionali l’IA fornisce un’operatività automatizzata e personalizzata molto più avanzata, con una tempistica e un’interconnessione davvero stupefacenti, che favorisce il mercato assicurativo in maniera più che soddisfacente, ma non devono mai mancare la cautela e il rispetto della privacy. Con l’I.A., inoltre, si stanno studiando e mettendo in pratica funzioni e sistemi di controllo, che impediscano una volta per tutte l’estendersi delle frodi e delle attività criminali sempre in agguato, e che vanno incontro all’esigenza di protezione del cliente con algoritmi e programmi appositi e ad hoc.

Occorre conciliare i benefici dell’I.A. nel mercato assicurativo, con coperture e polizze sempre più convenienti e personalizzate, e l’esigenza di una più sofisticata protezione dei dati, in modo che tra cliente e operatore resti stabile quel rapporto di fiducia e collaborazione, così che vengano sempre riconosciute e avvalorate la tutela e gli interessi dell’uno (anche in termini di salute, sicurezza e diritti fondamentali) e la professionalità e competenza (anche tramite aggiornamenti e formazione costanti) dell’altro.

Perciò è inoltre «necessario evitare una sovra-dipendenza dalla tecnologia non accompagnata dalla piena consapevolezza sugli strumenti. Eccessivo affidamento agli algoritmi di IA e correlata deresponsabilizzazione della componente umana costituiscono un rischio. In particolare, vanno evitate decisioni automatizzate, specie in situazioni complesse che richiedono il giudizio e la flessibilità decisionale tipica delle potenzialità cognitive umane, per evitare errori o addirittura potenziali ingiustizie. Secondo nostre evidenze, tra le compagnie italiane trova ampio utilizzo l’approccio cd human in the loop, con una supervisione umana che verifica i risultati e prende le decisioni cruciali sul processo».

Da quanto ha affermato in sede di dibattito pubblico il Segretario Generale in occasione di convegni e incontri, ecco che emergono, infine, due aspetti rilevanti: l’importanza che ha la componente umana, nei termini dell’esperienza e della sapienza e know-how dell’operatore, nonché della sua capacità di relazionarsi con il cliente su di un piano squisitamente umano, oltre che professionale; e poi la cautela nell’uso dell’IA, da usarsi anche per evitare il rischio che le offerte o proposte assicurative siano manipolate e falsamente personalizzate, non favorendo le reali esigenze del cliente, ma assecondando solo il fine ultimo della massimizzazione dei profitti aziendali.

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