Importanti scoperte da un’indagine scientifica promossa dal Progetto spagnolo Vallecas
di Agnese Cremaschi
«I super-agers sono individui anziani con la capacità di memoria di persone di 30 anni più giovani e forniscono la prova che il declino cognitivo legato all’età non è inevitabile». Questa la sorprendente scoperta pubblicata nel Journal of Neuroscience il 29 Aprile 2024, a opera di un team di studiosi e ricercatori nel contesto di un progetto d’indagine scientifica, denominato “Vallecas” (VP), decollato in terra di Spagna, a Madrid, e in operatività da alcuni anni. Il gruppo di luminari è volto a identificare con le proprie indagini i primi marcatori (clinici, neuropsicologici, strutturali e biochimici) e i meccanismi originari della malattia di Alzheimer, una grave minaccia patologica per il benessere di una popolazione mondiale sempre più avanzata nell’età.
Il campione di persone su cui vertono le specifiche ricerche rientra in una fascia di età compresa tra i 70 e gli 85 anni. In base a quanto emerso, nella compilazione dell’articolo sopra citato e riportato nella nota rivista lo scorso fine aprile, e da quanto anche ne ha dedotto il professore Giulio Maira, docente di neurochirurgia a Milano, si è tratta questa constatazione: esistono persone anziane, definite, pertanto, con il termine indicativo di “superagers”, le quali, rispetto a soggetti normali di età avanzata, «hanno rivelato una migliore microstruttura della sostanza bianca», che consente loro di conservare una capacità di memoria quale si possiede quando si è più giovani, dai trent’anni in su.
In quanto, sul piano dell’esplorazione scientifica, gli ingredienti neuronali componenti la sostanza bianca presenti nelle fibre frontali e in altre parti della corteccia cerebrale e altrove, non hanno mostrato segni di decadimento o fragilità o diminuzione. In tal modo i superagers sono in grado di mantenere livelli di benessere al passo coi tempi, resistendo ai cambiamenti strutturali cerebrali, biologici ed esistenziali, con più disinvoltura rispetto al normale standard che si presenta in media nella popolazione anziana.
E dunque il loro declino fisiologico risulta assai più lento. «La memoria episodica è una delle abilità cognitive più vulnerabili all’invecchiamento. Sebbene la memoria normalmente diminuisca con l’età, alcune persone anziane possono avere prestazioni di memoria simili a quelle delle persone di 30 anni più giovani, e questo fenomeno è spesso concettualizzato come superinvecchiamento». Il commento seguito a quest’indagine propone ancora una volta come uno stile di vita adeguato, l’allenamento neuronale a mantenere le cellule cerebrali sempre in funzione, l’abitudine e la costanza nell’esercitare le capacità cognitive del cervello aiutino gli anziani a tenere a bada il processo d’invecchiamento che comporta il declino e il suo rallentamento neurologico.
Adesso che si è provata l’esistenza di tali soggetti, i superagers, con una struttura della sostanza bianca ancora perfettamente funzionante sul piano della memoria e del ragionamento, lo studio farà intraprendere una strada più accurata e con dati certi, volta alla «comprensione del fenotipo del superager», così da raccogliere informazioni preziose «sui meccanismi di protezione contro la perdita di memoria e la demenza». Oggetto dell’indagine descritta sul Journal of Neuroscience è stata la struttura della sostanza bianca presente in 64 superager di età superiore agli 80 anni e in 55 anziani tipici o normali.
Al contributo fornito dal progetto “VP” hanno partecipato anche esponenti della Fondazione CIEN e della Fondazione Regina Sofia, e grazie anche a una sovvenzione del Ministero spagnolo della Scienza e dell’Innovazione.